
Terapia di coppia: prima opzione o ultima spiaggia?
I momenti in cui la coppia è già stressata da gravi preoccupazioni come la disoccupazione, la malattia, un lutto ma anche quando si sposa oppure durante la nascita dei figli, nel prendere le distanze dalle famiglie d’origine, quando i figli oramai grandi lasciano “il nido”, nel periodo del pensionamento, ecco alcuni dei momenti in cui può manifestarsi una crisi di coppia. Altre volte i partner cercano informazioni per capire come comunicare meglio con il proprio compagno o come prevenire le liti e migliorare la sessualità.
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La ricerca di una terapia
Durante il primo colloquio la frase che sento di più è “Dott.ssa Chiung per noi questa è l’ultima spiaggia”. Oppure mi capita che il richiedente ha già ricevuto la lettera dell’avvocato divorzista.
Il clou, vi devo confessare, l’ho raggiunto quando mi è stato richiesto di intervenire dopo che il richiedente era stato già buttato fuori casa, o peggio dopo che entrambi avevano relazioni extraconiugali da anni.
In questi casi è come se ci si illudesse di poter comprendere e risolvere problematiche che si trascinano da anni e che bisognava affrontare al momento della loro manifestazione. In poche settimane non si possono esporre tutti i sintomi del malessere della coppia che sono stati ignorati per anni, ma soprattutto è necessario rivolgersi al terapeuta come prima opzione non come ultima spiaggia.
Se uno dei due non vuole chiedere aiuto?
Spesso, nell’approccio alla terapia di coppia, capita che uno dei partner sia motivato mentre l’altro acconsente un po’ riluttante. In genere, a insistere è il partner che soffre di più e anche se questa non è la situazione ideale, si può iniziare anche così. Spesso mi è successo, durante le sedute, di lavorare con il partner recalcitrante facendolo sentire ascoltato, capito, accettato e non giudicato. In questo modo egli ha superato paure e pregiudizi, abbassando le difese e cogliendo l’opportunità di lavoro sulla coppia. Se questo non accade e, dopo le prime sedute, lui (o lei) continua ad avere un atteggiamento ostile, distaccato, aggressivo, è chiaro che probabilmente sia troppo tardi: la voglia di stare di nuovo bene insieme non c’è più.
Il mio suggerimento, in questi casi, è rivolto alla persone che mi ha contattato ed è quello di chiedere aiuto per se stessa, e di iniziare un percorso terapeutico individuale. Questo lo faccio per porre l’attenzione su di essa e sul proprio benessere, indipendentemente da ciò che fa il partner.
Ne vale la pena?
Quindi è sempre meglio avvicinarsi alla terapia di coppia come prima opzione e non come ultima spiaggia, bisognerebbe essere entrambi motivati, ma su questo ci si può lavorare, l’importante è affrontare subito i problemi, senza vergognarsi di ricorrere alla terapia. Le sedute spesso si rivelano utili anche quando il risultato finale dovesse essere la separazione, perché comunque si migliora la capacità di comprensione reciproca e la comunicazione che aiuterà i partner a prendere decisioni con più serenità piuttosto che con rabbia.
Direi che ne vale proprio la pena.

Dr.ssa Miolì Chiung
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