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Restare a casa “is the new black”. Involuzione della società o segnale di cambiamento?

16 Marzo 2018 by Dott.ssa Alessia Corticelli Approfondimenti e Notizie 0 comments

Indice degli argomenti

  • Restare a casa “is the new black”, la nuova tendenza insomma. Come ogni tendenza che si rispetti ci sono diverse motivazioni, più o meno controverse, che stanno spingendo i millennials a uscire sempre di meno.
  • Nesting, Cocooning e Home Lovers
  • Perché preferiamo restare in casa?
  • L’importanza delle relazioni

Restare a casa “is the new black”, la nuova tendenza insomma. Come ogni tendenza che si rispetti ci sono diverse motivazioni, più o meno controverse, che stanno spingendo i millennials a uscire sempre di meno.


Nel corso dell’ultimo decennio si sta assistendo ad una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle relazioni e del contesto sociale. Con la crescita esponenziale di servizi di delivery, ovvero poter ricevere tutto comodamente a casa propria, diminuisce drasticamente la voglia dei millennials di uscire di casa e di dedicarsi ad attività di svago al di fuori del proprio nido.

Nesting, Cocooning e Home Lovers

Restare a casa “is the new black”, la nuova tendenza insomma. Questo fenomeno, eterogeneo nella sua semplicità, viene attualmente etichettato con diversi anglicismi. Nesting, ovvero oziare nel proprio nido, mette in risalto la pigrizia che accomuna coloro che preferiscono il divano e la cena pronta consegnata a casa rispetto ad una classica uscita del sabato sera. Il termine Cocooning, letteralmente tradotto in italiano come bozzolo, rinforza questa visione un po’ letargica dei giovani tra i venti e i quarant’anni. Gli Home Lovers risultano essere invece coloro che dedicano parte del tempo libero all’arredamento e all’abbellimento della propria casa.

Perché preferiamo restare in casa?

Secondo un’inchiesta di Deliveroo, una delle principali società di consegna cibo a domicilio, il 70% degli intervistati dichiara che preferisce restare a casa, anziché uscire. Il dato dei giovani tra i 18 e i 24 anni si aggira intorno al 62%, si alza invece al 66% la percentuale nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni.

Le avversità climatiche e la pigrizia sono le principali motivazioni che impediscono agli italiani di recarsi ad un appuntamento fuori casa, unitamente allo scarso desiderio di “dover parlare con gli sconosciuti” e infine al rifiuto nel “doversi vestire da uscita”, quest’ultimo dato riportato maggiormente dalle donne.

Cibo-film-partner. Questa è oramai la formula per una serata perfetta.

Come ogni tendenza che si rispetti ci sono diverse motivazioni, più o meno controverse, che stanno spingendo i millennials a uscire sempre di meno.

Leggi anche: Hikikomori, i nuovi eremiti adolescenti

Fino ai primi anni Duemila era consuetudine uscire perché la serata in gruppo era il momento più desiderato della settimana. I nostri bisogni dovevamo raggiungerli all’esterno di casa: discoteca, ristoranti, film, aperitivi, amici. Ora ci troviamo nell’epoca delle pay tv: i film al cinema vengono spesso sostituiti dalle serie tv trasmesse da Netflix e Sky, le cene e qualsiasi altro tipo di entertainment possono essere comodamente consegnate a casa.

L’importanza delle relazioni

Viviamo inoltre nella società del multitasking, dove si lavora tanto e il tempo dell’ozio è, o sembra, sempre meno, tanto da preferire la comodità del divano alla poltrona del teatro.

Ma questa non può essere una l’unica tendenza possibile, altrimenti si tratterebbe di una vera e propria involuzione. Il bilanciamento tra le attività di svago praticate fuori casa e il relax domestico dovrebbe essere la giusta soluzione. Non dimentichiamo che l’uomo, per definizione, viene considerato sin dai tempi di Aristotele “animale sociale”, e per sua natura necessita di vivere di relazioni, che non possono essere sostituite dal virtuale.

Estremizzando questi comportamenti è come se ci stessimo lentamente abituando ad essere dei nuclei isolati, che preferiscono mostrare la parte migliore di sé attraverso foto e realtà virtuali appaganti.

Ma la relazione, quella vera, basata sul contatto e sul vivere nella realtà non può essere accantonata. Parte della pigrizia dovrebbe essere superata a favore di attività ludiche e di svago al di fuori delle quattro mura domestiche, altrimenti con il tempo ci si troverà di fronte alla dicotomia “casa/benessere” “fuori casa/disagio”.

Salute e benessere psicofisico necessitano dunque di un adeguato bilanciamento, ricordiamoci che non siamo delle isole.

isolamento pigrizia relazioni

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Dott.ssa Alessia Corticelli
Alessia Corticelli, psicologa dello sviluppo, lavora da anni nel mondo delle scuole e con le famiglie. Ha approfondito la sua preparazione professionale frequentando diversi corsi di formazione che le hanno permesso di ampliare le sue competenze nell’ambito della disabilità, della psicologia clinica e scolastica. Amante dell’arte moderna, dei libri e della musica rock. All’interno dello Studio di Psicologia Salem si occupa di formazione, clinica e testistica.
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